Copertina di Malleus
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Quando ho concluso la lettura di
questo libro sono rimasta sorpresa. Sorpresa dalla ricchezza e dalla fantasia
della storia, ma anche dalla maestria dell’autore, Andrea Cisi, nel
raccontarla.
Meterra nasce come romanzo per
ragazzi, senza nulla da invidiare a un fantasy per adulti.
La protagonista è la giovane
Mimì, una ragazzina un po’ strana e dal passato oscuro, che vive coi nonni e il
padre in un quartiere di Genova. La città, e nello specifico Borgo degli
Scontri, è teatro di appassionanti sfide a biglie tra i tanti monelli che bazzicano
i vari quartieri, tifando per l’uno o per l’altro campione; Mimì è l’attuale campionessa
in carica. Ma nel bel mezzo di una sfida, Mimì viene richiamata da una voce, che
insistente rimbomba nella sua testa e sembra volerla attirare verso un anonimo
tombino in uno dei tanti vicoli bui di Genova. Eppure quel semplice tombino
rappresenta una porta, una via d’accesso per il mondo di Meterra, da cui la
stessa Mimì proviene. Perché è stata richiamata a Meterra? Qual è la sua missione?
E cosa si nasconde nel passato suo e dei suoi veri genitori? La ragazzina
troverà risposta a queste domande a poco a poco, durante un pericoloso viaggio che
fortunatamente non sarà da sola a intraprendere: al suo fianco l’inseparabile
criceto Caramello, i piccoli ma combattivi bleürl e due compagni umani
dall’onestà alquanto discutibile. Ma c’è anche chi non è affatto contento del
ritorno di Mimì su Meterra e farà di tutto per levarsela di torno una volta per
tutte…
Già da questa brevissima trama
(fatta più per “incuriosire” che per “dire”) si può evincere la ricchezza di
questo romanzo; tantissimi in realtà sono i personaggi che avranno un ruolo più
o meno importante nello svolgersi delle vicende, chi restando confinato in
questo mondo (gli amichetti di Mimì, Marcello e Virna, che preoccupati indagheranno
sulla sua scomparsa, il vecchio Bernardo, uno dei pochi a conoscere l’origine
di Mimì, le tre sentinelle a guardia della porta), chi nell’altro (Ugghimineo e
Marabillio, gran vegliardi di due differenti tribù di bleürl, le tre streghe
veggenti, i malvagi Zerf) e chi spostandosi da un mondo all’altro a caccia
della sua preda (gli spietati segugi, addestrati nel Formicaio a fare un’unica
cosa: uccidere).
Vivide e realistiche sono le
descrizioni che Cisi fa della città di Genova, coi suoi affascinanti carruggi (e
i numerosi borseggiatori), e appassionanti sono le descrizioni delle sfide a
biglie tra i monelli, in cui ciascuna biglia ha il suo nome e la sua storia.
Infine l’intreccio è ben congegnato,
seppure la carne al fuoco sia davvero tanta.
Purtroppo (o per fortuna) le
vicende di Meterra non si concludono
con questo libro, ma esigono un seguito. E allora a chi, come me, ne è stato
conquistato non rimane che un’unica cosa da fare: mettersi il cuore in pace e
armarsi di santa pazienza.
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