Copertina di Iacopo Bruno |
Non voglio svelare troppo della
trama di questo libro, che ha vinto la Newbery Medal e lo Hugo Award 2009 (a
mio avviso meritatamente). Mi limito a dire che la fantasia di Gaiman ha dato
il meglio in questa storia a tratti cruda, a tratti tenera, talora triste, ma
mai sdolcinata. Merito del potere narrativo e dell’ineguagliabile stile di
Gaiman, che scrive storie per i bambini, trattandoli come adulti.
Il romanzo è uscito in
Inghilterra nel 2008, corredato da illustrazioni di Dave McKean, che lo
accompagnano internamente anche nella versione che possiedo, edita da Oscar
Mondadori. Gaiman e McKean si conoscono dal lontano 1986, anno in cui la loro
collaborazione è iniziata con la realizzazione di una graphic novel, Violent Cases, pubblicata nel 1987. Da
allora i due hanno lavorato spesso in coppia (Il giorno che scambiai mio padre per due pesci rossi, Coraline, I lupi nei muri, Mirrormask,
Crazy Hair, solo per citare i libri
per bambini illustrati) e in effetti il loro connubio è ben indovinato. Lo
stile dell’uno dà vita a immagini angoscianti (tanto per darvi un’idea) che incontrano
perfettamente le atmosfere dell’altro (verrebbe quasi da aggiungere: …e vissero felici e contenti).
Una piccola curiosità è che il
primo tra i capitoli de: Il figlio del
cimitero ad aver visto la luce e a venire pubblicato, La lapide della strega, è in realtà il quarto del romanzo, ed è
presente con il titolo di: Il cimitero
senza lapidi nella raccolta di racconti dark: Il cimitero senza lapidi e altre storie nere.
Un’altra curiosità è che questo
libro è stato ispirato dal figlio di Neil Gaiman, Michael, quando all’età di
due anni gironzolava sul suo triciclo tra le tombe di un cimitero. Da quel momento,
perché anche l’ultimo capitolo venisse scritto e il romanzo completato, sono
dovuti trascorrere venti anni. E io che pensavo di essere lenta a scrivere…
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