Copertina di Anna Laura Cantone |
Possibile che un barbagianni
abbia paura del buio? Sì, se il barbagianni in questione si chiama Tombolo ed è
il protagonista del racconto Il gufo che
aveva paura del buio.
Tombolo, in fin dei conti, è
ancora piccolo e vive con mamma e papà in cima a un albero. Ci sono molte cose
che Tombolo deve ancora imparare, prima fra tutte a non avere paura del buio,
come ogni barbagianni che si rispetti. I suoi genitori sono preoccupati perché
il loro figlioletto non ci si vede proprio a essere un “uccello della notte”.
Ma la mamma, con l’intelligenza e
la sensibilità che contraddistingue tutte le mamme, gli domanda: “Tombolo, tu
hai paura del buio solo perché non lo conosci. Cosa sai dal buio?”
E così Tombolo inizia il suo
percorso di conoscenza e di crescita. Incontrerà tanti personaggi (un bambino,
una vecchia signora, un giovane Boy-Scout, ecc.) che gli insegneranno ciascuno
qualcosa sul buio attraverso le loro
esperienze; il buio è fantastico, è gentile, è divertente, è meraviglioso,
e ogni volta che il piccolo barbagianni impara qualcosa sul buio, questo gli fa
sempre un po’ meno paura…
Questo breve romanzo, indirizzato
a piccoli lettori (6+) e scritto da Jill Tomlinson, è uscito per la prima volta
in Inghilterra nel 1968 con il titolo originale di The owl who was afraid of
the dark. Da allora ha trasmesso a migliaia di bambini la sua morale: bisogna
imparare a conoscere ciò che ci spaventa per riuscire a non averne più paura.
In Italia il libro, tradotto da Michele Piumini, è edito da Feltrinelli Kids,
pubblicato per la prima volta nel 2005 e arrivato, con l’edizione che possiedo
del febbraio 2010, alla sua undicesima ristampa, a dimostrazione della sua
attualità e del fascino che continua a esercitare sui bambini.
La mia versione è illustrata
(purtroppo, devo ammettere, in bianco e nero) da una grande illustratrice
italiana di libri per bambini, Anna Laura Cantone, per il cui stile, originale
e immediatamente riconoscibile, personalmente vado matta.
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