domenica 17 agosto 2014

La grande fabbrica delle parole

Copertina di Valeria Docampo
“C’è un paese dove le persone non parlano quasi mai. È il paese della grande fabbrica delle parole.”
Qui ogni cosa che si dice ha un prezzo, nel senso letterale del termine, perché per pronunciare delle parole bisogna prima acquistarle e poi ingoiarle. Occorre essere molto ricchi per permettersi di dire certe cose, poiché non tutte le parole hanno lo stesso valore. Alcune si possono comprare in saldo a prezzo speciale, altre si possono trovare frugando nei cassonetti della spazzatura, altre ancora si possono catturare con dei retini per farfalle mentre volteggiano nell’aria; si tratta però di parole di poco valore.
Un giorno il piccolo Philéas ha catturato col suo retino ben tre parole: “ciliegia, polvere, seggiola”, che ha deciso di dedicare all’amata Cybelle. Preferirebbe dirle: “ti amo” ma non ha abbastanza denaro. Quando si incontrano Philéas e Cybelle si sorridono, non potendosi dire neppure: “buongiorno”. Ma dietro a Cybelle ecco che spunta Oscar che, avendo genitori molto ricchi, può permettersi di esprimere a parole a Cybelle tutto il suo amore. A Philéas, scoraggiato e timoroso di perdere Cybelle, non resta che pronunciare le tre parole che ha trovato, cercando di trasmetterle tutto il suo amore…
Ne La grande fabbrica delle parole l’autrice, Agnès de Lestrade, racconta attraverso una storia estremamente poetica di come le parole siano spesso inutili per esprimere i propri sentimenti, ma siano piuttosto i gesti quelli che contano.
Le delicate tavole che illustrano l’albo sono frutto della vivace fantasia di Valeria Docampo. Uscito per la prima volta nel 2009 in Belgio per la Alice Éditions col titolo originale di La grande fabrique de mots, La grande fabbrica delle parole  è stato pubblicato in Italia nel 2011 da Terre di Mezzo Editore.
     
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