venerdì 20 aprile 2012

Il gufo che aveva paura del buio

Copertina di Anna Laura Cantone

Possibile che un barbagianni abbia paura del buio? Sì, se il barbagianni in questione si chiama Tombolo ed è il protagonista del racconto Il gufo che aveva paura del buio.
Tombolo, in fin dei conti, è ancora piccolo e vive con mamma e papà in cima a un albero. Ci sono molte cose che Tombolo deve ancora imparare, prima fra tutte a non avere paura del buio, come ogni barbagianni che si rispetti. I suoi genitori sono preoccupati perché il loro figlioletto non ci si vede proprio a essere un “uccello della notte”.
Ma la mamma, con l’intelligenza e la sensibilità che contraddistingue tutte le mamme, gli domanda: “Tombolo, tu hai paura del buio solo perché non lo conosci. Cosa sai dal buio?”
E così Tombolo inizia il suo percorso di conoscenza e di crescita. Incontrerà tanti personaggi (un bambino, una vecchia signora, un giovane Boy-Scout, ecc.) che gli insegneranno ciascuno qualcosa sul  buio attraverso le loro esperienze; il buio è fantastico, è gentile, è divertente, è meraviglioso, e ogni volta che il piccolo barbagianni impara qualcosa sul buio, questo gli fa sempre un po’ meno paura…
Questo breve romanzo, indirizzato a piccoli lettori (6+) e scritto da Jill Tomlinson, è uscito per la prima volta in Inghilterra nel 1968 con il titolo originale di The owl who was afraid of the dark. Da allora ha trasmesso a migliaia di bambini la sua morale: bisogna imparare a conoscere ciò che ci spaventa per riuscire a non averne più paura. In Italia il libro, tradotto da Michele Piumini, è edito da Feltrinelli Kids, pubblicato per la prima volta nel 2005 e arrivato, con l’edizione che possiedo del febbraio 2010, alla sua undicesima ristampa, a dimostrazione della sua attualità e del fascino che continua a esercitare sui bambini.
La mia versione è illustrata (purtroppo, devo ammettere, in bianco e nero) da una grande illustratrice italiana di libri per bambini, Anna Laura Cantone, per il cui stile, originale e immediatamente riconoscibile, personalmente vado matta.
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